Come proteggere gli occhi dei bambini dal sole
La radiazione solare che arriva sulla Terra è composta dalla luce visibile e da alcune componenti a noi invisibili, come i raggi ultravioletti e gli infrarossi. Mentre gli infrarossi si dimostrano innocui per i nostri occhi, i raggi ultravioletti sono responsabili di varie problematiche e patologie, sia nel breve che nel lungo periodo.
Nei bambini, il cristallino è perfettamente trasparente e per questo non ancora molto efficace nel filtrare le radiazioni UV; solo al raggiungimento dei 12 anni di età, ne assorbe circa il 50%.
La struttura che si dimostra maggiormente a rischio, in caso di esposizione prolungata, è sicuramente la retina, perché il danno a suo carico si manifesta sempre con una riduzione della vista.
La retina inoltre accumula i danni e dimostra una memoria simile a quella della pelle, sviluppando patologie anche a distanza di molti anni dalle “scottature” solari. Nel nostro occhio è il cristallino a filtrare la maggior parte dei pericolosi raggi UV impedendo a questi ultimi di raggiungere la retina con tutta la loro energia.
Anche il cristallino, in ogni caso, può essere danneggiato dalle esposizioni prolungate al sole, sviluppando la cataratta in maniera precoce.
Anche la pupilla, riducendo il suo diametro in condizioni di alta illuminazione si occupa di ridurre, oltre alla luce visibile, i raggi UV che raggiungono il cristallino, la retina e le altre strutture più interne dell’occhio.
L’occhio dei bambini però non è completamente pronto ad affrontare i raggi UV del sole. Questo è dovuto al naturale processo di sviluppo del cristallino.
Per questo motivo, considerando gli alti fattori di irraggiamento UV che oggi raggiungono la superficie, è sempre consigliato l’utilizzo di occhiali da sole con filtro ultravioletto di buona qualità a difesa degli occhi dei nostri bambini.
L’uso invece di occhiali di dubbia provenienza, con filtri UV non verificati e certificati, può dimostrarsi di estrema pericolosità: la lente scura fa aumentare il diametro pupillare permettendo alle radiazioni non visibili di entrare nell’occhio in quantità ancora maggiore, laddove non abbia un filtro UV di reale efficacia.
